Sono anni che ormai il dispositivo scatola nera ad uso automobilistico è presente sul mercato nazionale. Nell’ultimo periodo però l’evoluzione della legislatura vigente ha comportato un incremento delle relative installazioni sui veicoli ad uso privato e solo in minima parte su quelli pubblici.
In futuro, se l’emendamento al disegno di legge sulla concorrenza approvato nei mesi scorsi dalla Commissione Industria del Senato dovesse diventare legge, tale dispositivo potrebbe diventare obbligatorio su tutti i mezzi in circolazione.
Ma cos’è realmente il dispositivo scatola nera, come funziona e quel’è la sua utilità?
Prima di tutto facciamo un po’ di chiarezza. Le informazioni registrate e conservate dal Provider gestore della scatola nera sono di proprietà del cliente, il quale al momento della stipula del contratto assicurativo consente alla Compagnia di utilizzare i propri dati solo in caso di incidente. Pertanto questi ultimi, in caso di sinistro, possono essere acquisiti dall’assicurato, o dal relativo perito o legale tramite opportuno mandato, dalla Compagnia assicurativa e dal Perito/Consulente del Magistrato, tramite apposito incarico.
La scatola nera al suo interno è dotata:
di un dispositivo GPS:
in grado di individuare, con approssimazione strettamente correlata al numero di satelliti rilevati, la posizione del mezzo ed identificare la relativa velocità media, tra due istanti consecutivi, considerando un moto costante in un tempo di campionamento prefissato in 1 sec.;
degli accelerometri:
in grado di acquisire le variazioni accelerometriche lungo i tre assi del veicolo. La corretta interpretazione di tali curve permetterà di valutare le diverse fasi dell’incidente, accertando le manovre messe in essere dal conducente nella fase pre e post-urto (curve, franate o accelerazioni), l’area del veicolo sottoposta alla collisione e, elemento fondamentale, la direttrice e l’intensità della forza di contatto applicata sul mezzo.
e di un dispositivo GSM/GPRS:
in grado di comunicare con il Provider ed inviare i dati alla Centrale Operativa.
In caso di incidente la scatola nera congela i dati acquisiti in un intervallo di tempo prefissato, che varia a seconda dei Provider, inviandoli alla Centrale.
L’arco temporale della registrazione permetterà di analizzare, a seconda della durata del sinistro, parte o tutta la fase pre-urto, l’urto e parte o tutta la fase post-urto. Oggi giorno la maggior parte dei Provider è in grado di rilevare più urti subiti dal veicolo e nel caso in cui l’evoluzione del sinistro, con urti multipli, supera il tempo di registrazione prefissato per la black box, genera più report che permetteranno di descrivere l’evento dannoso nella sua interezza.
Naturalmente questo dispositivo, come qualsiasi altro dispositivo elettronico, ha dei limiti che nel caso di specie sono strettamente correlati al modello e alla qualità della scatola nera installata, alla tipologia di installazione eseguita, al numero di satelliti acquisiti dal sistema GPS, alla soglia minima e massima di rilevamento delle accelerazioni da parte degli accelerometri (dato quest’ultimo che dipende dalle scelte contrattuali tra le Compagnie assicurative ed i relativi Provider).
Per tale motivo è fondamentale che questo strumento venga letto da tecnici esperti, al fine di evitare contestazioni inutili sia in termini di corresponsabilità, sia di veridicità dell’evento dannoso.
Oggi giorno ogni Provider presente sul mercato fornisce un report caratterizzato da risultanze similari ma con alcune diversità. Nello specifico c’è chi indica la qualità del segnale GPS rilevato (elemento fondamentale per poter analizzare la posizione del mezzo) e chi invece omette di indicare tale dato. Ci sono Provider che descrivono il grafico di velocità del mezzo (utile per poter analizzare il comportamento di guida del conducente) ed altri invece che oltre al grafico accelerometrico completo evidenziano anche un ingrandimento della fase d’urto (importante per poter analizzare al meglio la collisione). Appare evidente che se tale dispositivo diventerà obbligatorio i diversi Provider dovranno necessariamente uniformarsi, evitando che vengano installati prodotti di qualità differente, standardizzando la relativa installazione (con i relativi accelerometri solidali al mezzo e posizionati in prossimità del relativo baricentro) e fornendo un medesimo report che, si spera, accomuni le diverse qualità che ad oggi caratterizzano i differenti Provider.
Ing. Angelo Capolupo